Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi

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Re: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi

Andrea Peri
 >come:
 >- USA
 >- Canada
 >- UK
 >- Germania
 >- Francia
 >- Austria
 >- Nuova Zelanda
 >- Norvegia
 >- ... e molte altre ancora
 >hanno preso un abbaglio?
 >Si tratta nazioni che rilasciano i propri dati con licenze di tipo
attribuzione o pubblico dominio

Ma sei proprio sicuro ?

Forse rilasciano qualcosa ,
ma da qui a dire tutto e con le licenze che dici mi pare eccessivo.

Ad esmepio:
all'ordnance survey hanno un sito dove la roba si acquista.
http://www.shop.ordnancesurveyleisure.co.uk/products/osdigital-maps
E che ci starebbe a fare se fosse come dici te ?

Oppure al usgov:

http://ask.usgs.gov/prices/faqs_prices_usgs_products.html

Qui parlano di prezzi di carte stampate, ma anche di dataset su CD.

E poi hanno si' qualcosa che si scarica, ma solo il landsat e non
parlano di licenza per cui
non è detto che siano rivendibili nei modi che ipotizzate.

Andrea.



On 04/04/2013 01:13, Maurizio Napolitano wrote:

>
>> Vedo che non ci capiamo; magari sono troppo legato al software per
>> vedere i distinguo
>> relativi ai dati:
>> * le citazioni di fonti supposte autorevoli non sono
>> un'argomentazione valida (l'ipse
>> dixit e' stato accantonato da un bel po')
>
> Veramente ho citato gli output di un progetto della commissione
> europea, ma, al di la' di questo, dovrei forse pensare che
> amministrazioni pubbliche come:
> - USA
> - Canada
> - UK
> - Germania
> - Francia
> - Austria
> - Nuova Zelanda
> - Norvegia
> - ... e molte altre ancora
> hanno preso un abbaglio?
> Si tratta nazioni che rilasciano i propri dati con licenze di tipo
> attribuzione o pubblico dominio
> Aggiungiamo poi a queste World Bank, Commissione Europea, Eurostat,
> ISTAT ...
>
>> * i dati sono risorse, pero' non sono creati "a prescindere", ma con
>> specifici
>> investimenti del contribuente
>
> ... fra cui ci sono anche le aziende ...
>
>> * io semplicemente, come cittadino, esigo che i dati prodotti con
>> risorse mie debbano
>> rimanere pubblici, e non possano essere migliorati ed impacchettati
>> dal signor X e
>> rivenduti come cosa sua senza distribuire anche le migliorie
>
> non capisco dove sta il problema: se i dati sono disponibili a tutti
> alla sorgente, allora chiunque può fare il lavoro di miglioramento,
> impacchettamento e farsi pagare per questo.
> Se me li vendono devono dimostrarmi che quei dati hanno qualcosa in
> più che mi fa risparmiare tempo o che non sono in grado di fare.
> Mi vendono alla fine un servizio.
> L'azienda e' straniera? I dati pero' descrivono un preciso territorio,
> quindi quell'azienda, ha capito che forse puo' trarre vantaggio a
> fornire un servizio basato su quel territorio, valorizzandolo e
> portando economia.
>
> In realta' pero' il calcolare il ROI dell'open data e' ancora
> argomento aperto.
>
> Ma, al di la' di questo, ragioniamo in senso opposto: quale e' il
> costo che ha una PA per stare dietro a queste violazioni?
> Dalle mie parti e' successo che un ufficio si e' sentito dire che
> poteva essere denunciato per danno erariale se perdeva il suo tempo a
> cercare di capire se una azienda stava facendo un uso improprio dei
> dati pubblici.
>
>> * mi pare che la tua posizione tenda nei fatti a tutelare
>> l'investimento di questo
>> signore, piuttosto che quello del cittadino.
>
> Potra' essere la mia posizione ma e' il risultato di quello per cui mi
> sono documentato in questi anni seguendo lo scenario open data
> internazionale.
> Gli imprenditori sono anche cittadini, e quindi anche loro e' un
> diritto quello di poter trarre profitto.
> Esistono comunque casi di aziende che hanno comprato cambi di licenza
> (compresa la cc-by).
>
> Devo forse supporre che i cittadini USA (dove il diritto sui generis
> non esiste) abbiano dormito fino ad ora?
> Consiglio questo articolo
> http://www.creativecommons.it/ScienceCommons
> per non perdere tempo bastano le poche righe al paragrafo "Le
> tradizioni statunitensi"
>
> Ciao
>
>
> http://www.paristechreview.com/2013/03/29/brief-history-open-data/
>
>
> _______________________________________________
> [hidden email]
> http://lists.gfoss.it/cgi-bin/mailman/listinfo/gfoss
> Questa e' una lista di discussione pubblica aperta a tutti.
> I messaggi di questa lista non hanno relazione diretta con le
> posizioni dell'Associazione GFOSS.it.
> 638 iscritti al 28.2.2013

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Re: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi

Andrea Peri
In reply to this post by Maurizio Napolitano-2

On 04/04/2013 01:18, Maurizio Napolitano wrote:

> On 03/04/2013 18:41, Andrea Peri wrote:
>>  >E' ormai assodato a livello internazionale che i dati prodotti
>> dalla PSI
>>  >non devono contenere alcun vincolo (al massimo quello di citare la
>> fonte).
>>
>> I dati della PA devono essere un bene comune, ma non per questo qualcuno
>> se ne puo' appropriare a dispetto degli altri.
>> Prenderli, metterci sopra due o tre bischerate extra e ritargarli
>> equivale a appropriarsene sottraendo il bene al pubblico.
>
> non lo capisco: non vengono sottratti perche' comunque rimangono sempre
> disponibili all'origine.
>
Come ho precisato in una email successiva:

Un dataset sul mercato ha un valore finche' esso racchiude una
informazione che attualmente non è posseduta.
Una volta che una informazione è posseduta anche da altri, il suo valore
decade notevolmente fino a essere zero.

Per cui il fatto di poterla consultare all'origine non toglie niente al
fatto che la PA vedrebbe deprezzarsi un qualcosa che ha un valore di base.

Non che ci si debba fare un profitto , ma almeno riprenderci i costi
sostenuti , perche no ?
>> Che diresti se qualcuno prendesse una spiaggia libera ci mettesse sopra
>> qualche ombrellone e facesse pagare il biglietto per usarli ?
>
> Una spiaggia libera non la puo' clonare all'infinito come un dato
>

Il dato lo puoi clonare all'infinito ma il suo valore commerciale
diminuisce via via che esso si diffonde.
Inteso come valore di mercato.

Certo esso continua ad essere di interesse per chi lo usa per lavoro, ma
questi sono i soggetti a cui potrebbe aver senso fornirlo a costi
bassissimi.
Proprio perche' lo usano nel loro lavoro che ha una ricaduta sul
pubblico. Penso a lavori come i progettisti di infrastrutture o chi deve
impiantare un impianto di produzione di energia, una diga, una strada,
una fabbrica, etc...
Parlo di chi lo usa per lavoro , ma al suo interno, che non ha
l'obiettivo di ridistribuirlo, ma semplicemente di usarlo per il suo
specifico lavoro.
Non parlo di chi di mestiere rivende pacchetti di dati.

>> Quindi non sono per niente daccordo con questa impostazione.
> ... quindi non sei d'accordo con tutto il movimento dell'open
> government data e delle relative nazioni che lo hanno adottato
> http://en.wikipedia.org/wiki/Open_data#Open_data_in_government
>
> > [...]

Spiegami una cosa:

come funziona che una cosa finche' è pubblica è "opendata" e appena uno
se la scarica ,
poiche' puo' ritargarla e rimetterla in vendita come se fosse sua, non è
piu' "opendata" ?

e comunque leggendo nei siti mi pare di leggerci che poi alla fine dei
salmi su questi portali le nazioni piu' "furbe",
ci hanno messo solo alcuni dei loro archivi, mica ce li hanno messi tutti.
:)

 >several national governments have created web sites to distribute a
portion of the data they collect

 >Sul resto del discorso direi che non serve proseguire, il problema e'
il paradigma di partenza sul concetto open data.

Ovvero che cio' che la PA acquista chiunque puo' prenderne possesso,
diventandone difatto proprietario ?

> Il mio consiglio e' di confrontarsi con la proposta di questo thread
> il cui titolo e' "Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici
> liberi" e negli spazi pensati per discuterne.

ok.

_______________________________________________
> [hidden email]
> http://lists.gfoss.it/cgi-bin/mailman/listinfo/gfoss
> Questa e' una lista di discussione pubblica aperta a tutti.
> I messaggi di questa lista non hanno relazione diretta con le
> posizioni dell'Associazione GFOSS.it.
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Re: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi

Markus Neteler
In reply to this post by Andrea Peri
2013/4/4 aperi2007 <[hidden email]>:

> On 04/04/2013 01:13, Maurizio Napolitano wrote:
>>
>> - USA
>> - Canada
>> - UK
>> - Germania
>> - Francia
>> - Austria
>> - Nuova Zelanda
>> - Norvegia
>> - ... e molte altre ancora
>> hanno preso un abbaglio?
>> Si tratta nazioni che rilasciano i propri dati con licenze di tipo
>> attribuzione o pubblico dominio
>> Aggiungiamo poi a queste World Bank, Commissione Europea, Eurostat, ISTAT
>> ...
>
>
> Ma sei sicuro di quello che affermi ?
>
> Forse qualche vecchio pacchetto di dati ormai degno della soffitta .
> IO sapevo che l'ordnance survey li fa pagare eccome i suoi dati.
>
> http://www.shop.ordnancesurveyleisure.co.uk/
>
> Io qui ci vedo un bel sistema di accounting per pagare quello che si
> compra...
>
> Quello che ti fanno fare gratuitamente, è stampare come gia' molti in Italia
> qualche mappa via internet.
> Ma se vuoi i dati vettoriali e li vuoi con licenza che ti consenta di
> rivenderli devi aprire ben bene i cordoni della borsa.
>
> E anche alla usgs.gov qualcosa di gratuito te lo danno pure,
> http://www.usgs.gov/pubprod/
> come la ustopo,
> Ma ci sta anche roba a pago.
> In questa fawq parlno di roba acquistabile...
> http://ask.usgs.gov/prices/faqs_prices_usgs_products.html
>
> Certo si parla di mappe stampate , ma ci sono anche CD di dati e poca roba
> scaricabile.

Si? Vedo http://www.usgs.gov/pubprod/data.html#data
E i dati di telerilevamento sono di solito disponibili sui portali
EarthExplorer o GloVis.

http://www.usgs.gov/laws/info_policies.html
"Copyrights and Credits
 USGS-authored or produced data and information are considered to be
in the U.S. public domain."

> Molta roba non è disponibile .
> :)

Per esempio?

> Vedo che fanno scaricare il Landsat.
>
>>The USGS now offers all users the entire Landsat 1-5 and 7 archive data at
>> no charge using a standard data product recipe.
>
> Ma non parlano della licenza che gli applicano per cui non conta.

Ecco:
http://landsathandbook.gsfc.nasa.gov/
"* Landsat Data is available for FREE"

http://landsat.gsfc.nasa.gov/about/landsat7.html
"As of Oct. 1, 2008 all Landsat 7 data became free to the public. In
December 2009, all Landsat data in the USGS archive followed suit."

ciao
Markus
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Re: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi

Andrea Peri

Ciao Markus,


>Ecco:
>http://landsathandbook.gsfc.nasa.gov/
>"* Landsat Data is available for FREE"
>
>http://landsat.gsfc.nasa.gov/about/landsat7.html
>"As of Oct. 1, 2008 all Landsat 7 data became free to the public. In
>December 2009, all Landsat data in the USGS archive followed suit."
>
>ciao
>Markus

Spiegami questo dettaglio:

I qui ci leggo che i datsets Landsat 7 sono gratuiti.

Non sono cosi' esperto, ma questo implica forse che essendo gratutiti uno puo' riprenderseli e rivenderli a sua volta dopo averli migliorati con qualche metodica, facendoli pagare a come se fossero un dataset nuovo di zecca e quindi a costo pieno come se avesse spedito lui i satelliti in orbita ?

Grazie,

Andrea.

Il giorno 04 aprile 2013 06:17, Markus Neteler <[hidden email]> ha scritto:
2013/4/4 aperi2007 <[hidden email]>:
> On 04/04/2013 01:13, Maurizio Napolitano wrote:
>>
>> - USA
>> - Canada
>> - UK
>> - Germania
>> - Francia
>> - Austria
>> - Nuova Zelanda
>> - Norvegia
>> - ... e molte altre ancora
>> hanno preso un abbaglio?
>> Si tratta nazioni che rilasciano i propri dati con licenze di tipo
>> attribuzione o pubblico dominio
>> Aggiungiamo poi a queste World Bank, Commissione Europea, Eurostat, ISTAT
>> ...
>
>
> Ma sei sicuro di quello che affermi ?
>
> Forse qualche vecchio pacchetto di dati ormai degno della soffitta .
> IO sapevo che l'ordnance survey li fa pagare eccome i suoi dati.
>
> http://www.shop.ordnancesurveyleisure.co.uk/
>
> Io qui ci vedo un bel sistema di accounting per pagare quello che si
> compra...
>
> Quello che ti fanno fare gratuitamente, è stampare come gia' molti in Italia
> qualche mappa via internet.
> Ma se vuoi i dati vettoriali e li vuoi con licenza che ti consenta di
> rivenderli devi aprire ben bene i cordoni della borsa.
>
> E anche alla usgs.gov qualcosa di gratuito te lo danno pure,
> http://www.usgs.gov/pubprod/
> come la ustopo,
> Ma ci sta anche roba a pago.
> In questa fawq parlno di roba acquistabile...
> http://ask.usgs.gov/prices/faqs_prices_usgs_products.html
>
> Certo si parla di mappe stampate , ma ci sono anche CD di dati e poca roba
> scaricabile.

Si? Vedo http://www.usgs.gov/pubprod/data.html#data
E i dati di telerilevamento sono di solito disponibili sui portali
EarthExplorer o GloVis.

 
http://www.usgs.gov/laws/info_policies.html
"Copyrights and Credits
 USGS-authored or produced data and information are considered to be
in the U.S. public domain."

> Molta roba non è disponibile .
> :)

Per esempio?

> Vedo che fanno scaricare il Landsat.
>
>>The USGS now offers all users the entire Landsat 1-5 and 7 archive data at
>> no charge using a standard data product recipe.
>
> Ma non parlano della licenza che gli applicano per cui non conta.

Ecco:
http://landsathandbook.gsfc.nasa.gov/
"* Landsat Data is available for FREE"

http://landsat.gsfc.nasa.gov/about/landsat7.html
"As of Oct. 1, 2008 all Landsat 7 data became free to the public. In
December 2009, all Landsat data in the USGS archive followed suit."

ciao
Markus



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Andrea Peri
. . . . . . . . .
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Re: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi

pcav
In reply to this post by Andrea Peri
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Salve.

Torniamo al punto:
* vogliamo dati liberi, su questo non ci piove
* ci dividiamo invece sul fatto che la liberta' debba essere una proprieta' ereditabile.
Piu' leggo, piu' mi convinco che debba esserlo, nell'interesse di tutti.

Esempio 1: ESRI sta prendendo e impacchettando tutti i dati significativi che trova,
in un suo servizio online; uno sviluppatore di recente ha scritto un plugin per QGIS,
in modo che tutti possano utilizzare gli stessi dati; il plugin non e' pubblicabile,
perche' viola la licenza che ESRI ha imposto sui dati; risultato: chi usa sw
proprietario ha un vantaggio rispetto a chi usa sw libero, *grazie* alla non
ereditarieta' della liberta' dei dati.

Esempio 2: una grossa amministrazione pubblica mette su un webGIS, basato su Google
Maps, non ascoltando le mie indicazioni (scopre poi, una volta online, che nel suo
caso e' richiesto un pagamento significativo). Piu' dati liberi ma non ereditari si
mettono in giro, piu' il servizio di Google diventa attraente, e ipercompetitivo,
mettendo fuori mercato soluzioni alternative.

Si possono fare altri esempi, anche fuori dell'ambito geografico, ma credo che la
questione sia chiara.
Chi dice che tutti possono fare le stesse cose di Google o ESRI, o e' un ingenuo, o
e' in malafede: pensate davvero che ci sia una piccola o media impresa italiana che
possa mettere su una server farm anche lontanissimamente paragonabile a quella di
Google? O che abbia risorse da investire quanto quelle dei monopolisti del settore
geografico? Suvvia!
Piu' un generale: qual e' il vantaggio di consentire la privatizzazione?
Secondo me chi la sostiene fa, consapevolmente o meno, gli interessi delle grandi
aziende del settore, e non quelli del popolo italiano. E neppure delle aziende italiane.

Saluti.
- --
Paolo Cavallini - Faunalia
www.faunalia.eu
Full contact details at www.faunalia.eu/pc
Nuovi corsi QGIS e PostGIS: http://www.faunalia.it/calendario
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Economia dell'Informazione [era: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi]

Sandro Santilli
In reply to this post by Andrea Peri
On Thu, Apr 04, 2013 at 02:53:15AM +0200, aperi2007 wrote:

> Una volta che una informazione è posseduta anche da altri, il suo
> valore decade notevolmente fino a essere zero.

Parli del "valore di mercato", ovvero: quanto riesco a farmi pagare
per trasferire questo bene. Piu' il bene scarseggia, a parita' di domanda,
maggiore e' il "valore di mercato".

Poi c'e' un "costo", che e' quello di produzione.
Quello non cambia. Ed e' stato, solitamente, gia' pagato.

Un potenziale concorrente valuta se assumersi questo "costo" per
poter ench'esso vendere. Se lo fa, aumenta l'offerta, diminuisce
il "valore di mercato". Il costo complessivo e' raddoppiato (pagato
una volta dal primo produttore e una seconda volta dal concorrente).

Continuando a tracciare il grafico si arriva ad una situazione in
cui il "valore di mercato" tende allo zero e il "costo di produzione"
tende all'infinito. Beneficiari: coloro i quali hanno nel tempo
acquistato l'informazione (a costo decrescente nel tempo).

Ora consideriamo l'altra ipotesi: si consente la copia libera.

Costo di produzione: quello originario, fisso, gia' pagato.
Valore di mercato dell'informazione: tende allo zero.
Beneficiari: tutti gli interessati (immediatamente).

Il rapporto costo/beneficio e' molto piu' alto nella seconda ipotesi,
laddove si considerino "costo" e "beneficio" come a carico di tutti.

Ovviamente i rapporti sono differenti da soggetto a soggetto.
Ad esempio il produttore originale che vendesse ad un prezzo > 0
avrebbe un costo comparabile (ci vanno aggiunti i costi di vendita)
e un beneficio maggiore di zero (sempre togliendo i costi di vendita)
ma questo "vantaggio" sarebbe a discapito di tutti quelli che in questo
modo non avrebbero accesso all'informazione, o non potrebbero svilupparci
sopra servizi a valore aggiunto.

Lo Stato dovrebbe lavorare per il bene comune, e quindi considerare
il costo/beneficio su scala sociale, altrimenti e' normale che sia
considerato "nemico del popolo" come spesso succede in Italia.

--strk;
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Re: Economia dell'Informazione [era: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi]

Francesco P. Lovergine
On Thu, Apr 04, 2013 at 10:14:02AM +0200, Sandro Santilli wrote:

> On Thu, Apr 04, 2013 at 02:53:15AM +0200, aperi2007 wrote:
>
> > Una volta che una informazione è posseduta anche da altri, il suo
> > valore decade notevolmente fino a essere zero.
>
> Parli del "valore di mercato", ovvero: quanto riesco a farmi pagare
> per trasferire questo bene. Piu' il bene scarseggia, a parita' di domanda,
> maggiore e' il "valore di mercato".
>
> Poi c'e' un "costo", che e' quello di produzione.
> Quello non cambia. Ed e' stato, solitamente, gia' pagato.
>
> Un potenziale concorrente valuta se assumersi questo "costo" per
> poter ench'esso vendere. Se lo fa, aumenta l'offerta, diminuisce
> il "valore di mercato". Il costo complessivo e' raddoppiato (pagato
> una volta dal primo produttore e una seconda volta dal concorrente).
>
> Continuando a tracciare il grafico si arriva ad una situazione in
> cui il "valore di mercato" tende allo zero e il "costo di produzione"
> tende all'infinito. Beneficiari: coloro i quali hanno nel tempo
> acquistato l'informazione (a costo decrescente nel tempo).
>
> Ora consideriamo l'altra ipotesi: si consente la copia libera.
>
> Costo di produzione: quello originario, fisso, gia' pagato.
> Valore di mercato dell'informazione: tende allo zero.
> Beneficiari: tutti gli interessati (immediatamente).
>
> Il rapporto costo/beneficio e' molto piu' alto nella seconda ipotesi,
> laddove si considerino "costo" e "beneficio" come a carico di tutti.
>
> Ovviamente i rapporti sono differenti da soggetto a soggetto.
> Ad esempio il produttore originale che vendesse ad un prezzo > 0
> avrebbe un costo comparabile (ci vanno aggiunti i costi di vendita)
> e un beneficio maggiore di zero (sempre togliendo i costi di vendita)
> ma questo "vantaggio" sarebbe a discapito di tutti quelli che in questo
> modo non avrebbero accesso all'informazione, o non potrebbero svilupparci
> sopra servizi a valore aggiunto.
>
> Lo Stato dovrebbe lavorare per il bene comune, e quindi considerare
> il costo/beneficio su scala sociale, altrimenti e' normale che sia
> considerato "nemico del popolo" come spesso succede in Italia.
>

Concordo in toto. Personalmente mi sento di collaborare alla produzione
di un dato - come di un software - quando so che esiste una condivisione
paritaria. Per lo stesso motivo per cui apprezzo GPL rispetto a BSD/MIT/X
ritengo che i dati debbano essere liberi e non aperti. Ed è lo stesso
motivo per cui apprezzerei maggiormente licenze 'virali' per progetti
crowdsourcing come lo stesso OSM. Che invece - se capisco e ricordo bene -
è esposto al rischio della non paritarietà: posso prendere quei dati,
integrarli/modificarli e usarli senza restituire niente alla comunità.
Sbaglio?


--
Francesco P. Lovergine
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Re: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi

giohappy
In reply to this post by Andrea Peri



Il giorno 04 aprile 2013 01:56, aperi2007 <[hidden email]> ha scritto:

On 04/04/2013 00:59, G. Allegri wrote:

A mio avviso un soggetto che, dall'ottenimento di un dato libero della PA, abbia generato valore aggiunto (data cleansing, refactoring del modello dati, rielaborazioni, creazione di sistemi di distribuzione, ecc.) ha diritto di far pagare quanto ha prodotto di inedito, e anche di non ridistribuire l'opera derivata.


Questi sono altri aspetti che non centra no niente .
Tante' che son daccordo con te.

Farsi pagare qunto ha prodotto non significa farsi ripagare nuovamente il dato pubblico.
Se il dato pubblico vale 10 e te ci hai messo dentro un valore di 3 è giusto farsi pagare con un buon margine quel 3 , non certo il 13 .

Altresì se decidi di non redistribuire, non ci vedrei niente di male.
La mia forte perplessita' è rivolta a chi fa ripagare quanto la PA ha gia' pagato. Proprio perche' è roba pagata con soldi pubblici.

Allora ho totalmente frainteso le posizioni.
E' ovvio che nessuno vuole che un terzo faccia pagare il dato pubblico come suo. 
Il punto è sullo Share Alike (tipo Odbl). E' su questo che stavamo disquisendo, no? Ovvero, se il terzo è costretto a ridistribuire derivazioni e migliorie rispetto al dato originale.
A me sembra di capire che Paolo, Sandro, e altri vorrebbero questo, o sbaglio?

 
>Come cittadino ho pagato la produzione del dato in possesso della PA, ma perché dovrei detenere un diritto sul lavoro prodotto da un terzo soggetto, privato, >che sulla base di quel dato ha prodotto altro?

Provo a indovinare:
Perche' ti sei basato su roba fatta da altri e quindi non è totalmente farina del tuo sacco ?

Scusa Andrea, mi sfugge la tua logica questo punto. Con questa frase intendevo riaffermare quanto detto sopra: il diritto sul lavoro PRODOTTO DA UN TERZO SOGGETTO sulla base del dato aperto. Qui c'è una visione di base su cui forse non convergeremo, ma a mio avviso su quel lavoro la PA (e i cittadini) non dovrebbero pretendere un diritto.
 
È come se da italiano chiedessi a tutti gli scrittori di testi italiani, o ai redattori di vocabolari della lingua italiana, di cedere liberamente le loro opere per il fatto di aver usato vocaboli italiani :-)

Non vedo il nesso.
Mica la PA ha dovuto pagare per i vocaboli della lingua italiana.
:)
Se pero' li avesse dovuti pagare, allora tale valore sarebbe stato giusto a mio modo di vedere, che venisse scorporato dal costo complessivo dell'opera.

Vabbè, Andrea, anche il condominio non era proprio un esempio calzante, e neanche gli ombrelloni :)
Comunque, siamo quindi d'accordo che il terzo non può lucrare sul dato originale (così com'è, preso all'origine) ma ha tutto il diritto di farlo su dati derivati?

giovanni

 


giovanni

Sent from Nexus

>E' la solita vecchia storia del pianerottolo dei condomini.
>Da una parte ci sono i condomini che pensano che sia loro e lo usano come una estensione del suo appartamento.
>E dall'altra parte ci sono i condomini che pensano che sia di tutti e quindi nessuno puo' usarlo per scopi personali.
>
>Se ci sono decine di migliaia di liti condominiali in Italia vuol dire che questa storia è ancora lunga da essere chiarita definitivamente,
>Per cui non si capisce perche' quest'altra debba essere chiarita qui e adesso.
>
>saluti,
>
>Andrea.

Sento la necessita' di puntualizzare il discorso
Perhce' il concetto dell'uso perosnale del pianerottolo potrebbe in effetti fuorviare. Il concetto di uso personale lo intendo in senso esteso.

Infatti sono perfettamente daccordo quando si dice che i dati della PA dovrebbero essere ridistribuiti e non dovrebbero essere chiusi in un cassetto.
Questo equivale nel mio ragionamento al caso del pianerottolo che chiunque puo' usare per transitarvi.
Posso capire quando si dice che chi progetta o comunque pianifica qualcosa che deve andare sul territorio dovrebbe disporre delle migliori informazioni possibili e quindi poter disporre die dati della PA. NOn sono certo che sia moralmente lecito, ma almeno una ricaduta per tutti si riesce a intravedere visto che se da una progettazione con carenza di informazioni ne deriva un lavoro fatto male alla fine i cocci sono di tutti.
Ad esempio usando dei dati non aggiornati oppure a scale non adeguate.

Non capisco invece quando si dice che chiunque dovrebbe essere libero di fare cio' che vuole con i dati della PA, ma non lo capisco perche' dentro tale principio ci sta comodo anche colui che si prende i dati, li mette in una scatola con un bellissimo logo, e comincia a rivenderli tali e quali come se fossero stati sempre suoi.
Alla faccia di tutti gli altri che come sempre si dice, hanno contribuito a pagarli, ma che pero' per varie ragioni non possono trarne profitto.

E aggiungo un dettaglio per niente trascurabile.
Partendo da un principio di cui sono profondamente convinto:
Anche nei dati geografici il time-to-market è un parametro essenziale.

Almeno per certi tipi di business.
In tali ambienti non conta tanto poter disporre del dato, ma conta piuttosto essere il primo a presentarlo al potenziale cliente.
Alla luce di questo aspetto non funziona molto il discorso di dire che chiunque se ne puo' fare una copia e quindi i diritti di tutti sono preservati.
Il primo che riesce a fare incontrare il potenziale cliente con il dato geografico è colui che incassa gli altri che arrivano dopo trovano il mercato ormai satollo di quel dato.
E' anche per questo che sono convinto che consentire a chiunque di usare il dato geografico indiscriminatamanete equivale a depauperare tutti di un potenziale valore.
Proprio perche' ci sarebbe qualcuno piu' forte e piu' attrezzato che ne trarrebbe subito beneficio e gli altri che troverebbero solo il deserto.Saluti,




Il giorno 03 aprile 2013 23:46, Andrea Peri <[hidden email]> ha scritto:
>Le pubbliche amministrazioni non sono società di lucro, altrimenti che
>si privatizzi tutto.

Ti stupiro', ma io sono perfettamente daccordo con te.
LA PA non deve essere una società di lucro, ma non è certo privatizzare la soluzione.
Oddio , magari nel privato chi è bravo avrebbe degli stipendi piu' seri e da cio' potrebbe anche trovarci soddisfazione.
E poi sai che soddisfazione una volta che chi invocava la privatizzazione viene a comprare i medesimi dati pagandoli 10 volte tanto rispetto a quello che li faceva pagare una PA ?

Esempi di situazioni in cui a fronte di una privatizzazione anziche' migliorare i servizi si sono solo "migliorate" le tariffe ce ne sono a bizzeffe. :))

Ma a parte questo , sono daccordo con te.
I dati sono di tutti.
Il punto casomai e che "essere di tutti"  non vuol dire che uno ne puo' fare cio' che vuole.

E' la solita vecchia storia del pianerottolo dei condomini.
Da una parte ci sono i condomini che pensano che sia loro e lo usano come una estensione del suo appartamento.
E dall'altra parte ci sono i condomini che pensano che sia di tutti e quindi nessuno puo' usarlo per scopi personali.

Se ci sono decine di migliaia di liti condominiali in Italia vuol dire che questa storia è ancora lunga da essere chiarita definitivamente,
Per cui non si capisce perche' quest'altra debba essere chiarita qui e adesso.

saluti,

Andrea.


Il giorno 03 aprile 2013 21:04, Paolo Corti <[hidden email]> ha scritto:

ciao Andrea

2013/4/3 Andrea Peri <[hidden email]>:
> A parte il fatto che il mio modesto parere è che la PA dovrebbe farli
> pagare,
> visto che sono costati e se qualcuno li vuole per realizzarci sopra un
> profitto o se vuoi
> una speculazione, non vedo perche' non dovrebbe pagare il valore aggiunto
> che essi apportano.
>

non mi va di aprire flame o altro, ma visto che l'acquisizione dei
dati nelle pubbliche amministrazioni è finanziata in maniera pubblica,
non si comprende il motivo per cui un terzo che ne ha necessità, anche
per fare business, dovrebbe pagarli, visto che il costo vivo delle
spese necessarie è già stato pagato con le nostre tasse.
Le pubbliche amministrazioni non sono società di lucro, altrimenti che
si privatizzi tutto.

>  poi, visto che siamo italiani,
> Se davvero la PA cominciasse a regalare a chicchessia i dati geografici cn
> licena di farci che cavolo gli pare e piace,
> chi garantirebbe che qualcuno nelle giuste posizioni non potrebbe spingere
> la PA a fare enormmi campagne di produzioni massiccia di dati geografici ben
> sapendo che poi una volta fatto il lavoro potrebbe impadronirsi di dati che
> altrimenti avrebbe dovuto lui spendere milioni di euro per prodursi ?
>

produrre dati aperti-liberi è uno dei servizi che la pubblica
amministrazione deve garantire, al pari di altri (istruzione, servizi
sanitari ecc ecc).

ciao e buona serata
p

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Paolo Corti
Geospatial software developer
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twitter: @capooti
skype: capooti



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Andrea Peri
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Re: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi

giohappy
In reply to this post by Andrea Peri


Non che ci si debba fare un profitto , ma almeno riprenderci i costi sostenuti , perche no ?


I costi sostenuti dalla PA? Hai dei dati per valutare quanto margine di costo è coperto dai ricavi delle vendite rispetto a quanto coperto dai soldi pubblici? 

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Re: Economia dell'Informazione [era: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi]

giohappy
In reply to this post by Francesco P. Lovergine
Aiutatemi a capire a cosa vi riferite.
Si sta parlando solo del dato originale o anche di dati derivati?
Vorreste che la licenza fosse una "Alike" anche sul dato derivato?
Vedo il parallelo che divide chi "professa" un mondo tutto GPL, e chi invece sostiene licenze anche più leggere (dalla LGPL, giù fino alla MIT).
Ritengo che dovremmo tutelare nel modo più efficace ed assoluto possibile il dato originale, in modo che i furbetti non se lo rivendino e non carichino il prezzo della proprio opera anche di questi dati. Però, se miglioro il dato, devo essere libero di vendere quel dato migliorato al prezzo del miglioramento.

giovanni


Il giorno 04 aprile 2013 11:39, Francesco P. Lovergine <[hidden email]> ha scritto:
On Thu, Apr 04, 2013 at 10:14:02AM +0200, Sandro Santilli wrote:
> On Thu, Apr 04, 2013 at 02:53:15AM +0200, aperi2007 wrote:
>
> > Una volta che una informazione è posseduta anche da altri, il suo
> > valore decade notevolmente fino a essere zero.
>
> Parli del "valore di mercato", ovvero: quanto riesco a farmi pagare
> per trasferire questo bene. Piu' il bene scarseggia, a parita' di domanda,
> maggiore e' il "valore di mercato".
>
> Poi c'e' un "costo", che e' quello di produzione.
> Quello non cambia. Ed e' stato, solitamente, gia' pagato.
>
> Un potenziale concorrente valuta se assumersi questo "costo" per
> poter ench'esso vendere. Se lo fa, aumenta l'offerta, diminuisce
> il "valore di mercato". Il costo complessivo e' raddoppiato (pagato
> una volta dal primo produttore e una seconda volta dal concorrente).
>
> Continuando a tracciare il grafico si arriva ad una situazione in
> cui il "valore di mercato" tende allo zero e il "costo di produzione"
> tende all'infinito. Beneficiari: coloro i quali hanno nel tempo
> acquistato l'informazione (a costo decrescente nel tempo).
>
> Ora consideriamo l'altra ipotesi: si consente la copia libera.
>
> Costo di produzione: quello originario, fisso, gia' pagato.
> Valore di mercato dell'informazione: tende allo zero.
> Beneficiari: tutti gli interessati (immediatamente).
>
> Il rapporto costo/beneficio e' molto piu' alto nella seconda ipotesi,
> laddove si considerino "costo" e "beneficio" come a carico di tutti.
>
> Ovviamente i rapporti sono differenti da soggetto a soggetto.
> Ad esempio il produttore originale che vendesse ad un prezzo > 0
> avrebbe un costo comparabile (ci vanno aggiunti i costi di vendita)
> e un beneficio maggiore di zero (sempre togliendo i costi di vendita)
> ma questo "vantaggio" sarebbe a discapito di tutti quelli che in questo
> modo non avrebbero accesso all'informazione, o non potrebbero svilupparci
> sopra servizi a valore aggiunto.
>
> Lo Stato dovrebbe lavorare per il bene comune, e quindi considerare
> il costo/beneficio su scala sociale, altrimenti e' normale che sia
> considerato "nemico del popolo" come spesso succede in Italia.
>

Concordo in toto. Personalmente mi sento di collaborare alla produzione
di un dato - come di un software - quando so che esiste una condivisione
paritaria. Per lo stesso motivo per cui apprezzo GPL rispetto a BSD/MIT/X
ritengo che i dati debbano essere liberi e non aperti. Ed è lo stesso
motivo per cui apprezzerei maggiormente licenze 'virali' per progetti
crowdsourcing come lo stesso OSM. Che invece - se capisco e ricordo bene -
è esposto al rischio della non paritarietà: posso prendere quei dati,
integrarli/modificarli e usarli senza restituire niente alla comunità.
Sbaglio?


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Francesco P. Lovergine
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Re: Economia dell'Informazione [era: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi]

Maurizio Napolitano-2
In reply to this post by Francesco P. Lovergine

> Concordo in toto. Personalmente mi sento di collaborare alla produzione
> di un dato - come di un software - quando so che esiste una condivisione
> paritaria.

Infatti io sono dell'idea che si usano le licenze di tipo share a like
nei casi di dati di progetti di comunita' come openstreetmap ma non in
quelli della pubblica amministrazione in quanto i dati vengono prodotti.


> Per lo stesso motivo per cui apprezzo GPL rispetto a BSD/MIT/X
> ritengo che i dati debbano essere liberi e non aperti. Ed è lo stesso
> motivo per cui apprezzerei maggiormente licenze 'virali' per progetti
> crowdsourcing come lo stesso OSM. Che invece - se capisco e ricordo bene -
> è esposto al rischio della non paritarietà: posso prendere quei dati,
> integrarli/modificarli e usarli senza restituire niente alla comunità.
> Sbaglio?

Sbagli.
La licenza di OpenStreetMap e' la ODbL che ha mandato in "pensione"
(per i dati) la CC-BY-SA.
Il problema nasce sul diritto sui generis (ho gia' scritto piu' volte,
ma se serve faccio un copia incolla).
La ODbL impone di restituire le modifiche ai dati e di esporre i dati
con cui si sono sviluppati i servizi, ma non impone alcune vincoli
sui prodotti derivati.
Per fare un esempio pratico: se modifico i dati di openstreetmap,
questi vanno redistribuiti con lo stesso tipo di licenza (o, meglio,
andando a re-inserirli in openstreetmap), ma se da questi creo una
mappa, il vincolo che mi viene chiesto e' quello di citare il fatto
che sto usando quei dati, ma poi non ho alcun vincolo.

Nel caso opposto invece la CC-BY-SA non pone nessun vincolo sul
diritto sui generis.
Tra l'altro nella versione 3.0 italiane e' esplicitamente scritto[1],
tant'e' che molte pa intelligenti, anche nel caso della CC-BY, hanno
dichiarato l'uso della versione 2.5).
Tornando alla questione: con una CC (almeno fino alla versione 3.0)
non si garantisce la protezione del diritto sui generis, andando
poi nel caso della CC-BY-SA, ci si ritrova che i prodotti derivati
debbano, per licenza, essere distribuiti come CC-BY-SA
Per dirla in maniera assurda: una infografica che si inserisce in
un giornale, prodotta da dati rilasciati con licenza cc-by-sa, potrebbe
voler dire che i contenuti dell'intero giornale (o forse solo della
pagina) debbano essere distribuiti in quel modo.


In generale comunque le clausole di "share a like" sui dati creano
problemi in quanto i dati, essendo una materia diversa da applicazioni
e librerie, generano nuovi dati dall'unione di altri.
Quando poi questi si uniscono a dati che non possono essere resi
pubblici per varie ragioni (privacy, segreto statistico, segreto
militare, flora e fauna protetta, segreto aziendale ecc...), allora
le cose si complicano ancora di piu'.
E' pertanto senso comune nella comunita' dell'open government data
e dallo specchio di quello che fanno poi i governi, cercare di
utilizzare il concetto di share a like sono in casi molto precisi.
Come scritto poi nella legge sui dati della regione piemonte


[1] http://www.creativecommons.it/3.0
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Re: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi

Maurizio Napolitano-2
In reply to this post by pcav

> Torniamo al punto:
> * vogliamo dati liberi, su questo non ci piove
> * ci dividiamo invece sul fatto che la liberta' debba essere una proprieta' ereditabile.
> Piu' leggo, piu' mi convinco che debba esserlo, nell'interesse di tutti.

Direi che sarebbe il caso di circoscrivere meglio:
ci dividiamo sul fatto che l'accesso ai dati generati dalla pubblica
amministrazione debbano o non debbano avere il vincolo che i prodotti
derivati da questi dati non possano essere chiusi.
Si tratta di un caso specifico che puo' essere poi preso in
considerazione caso per caso (e parlo di dati e non, in particolare, di
geodati), non si tratta di mettere in discussione il fatto che la
libertà debba essere una proprietà ereditabile.

> Esempio 1: ESRI sta prendendo e impacchettando tutti i dati significativi che trova,
> in un suo servizio online; uno sviluppatore di recente ha scritto un plugin per QGIS,
> in modo che tutti possano utilizzare gli stessi dati; il plugin non e' pubblicabile,
> perche' viola la licenza che ESRI ha imposto sui dati; risultato: chi usa sw
> proprietario ha un vantaggio rispetto a chi usa sw libero, *grazie* alla non
> ereditarieta' della liberta' dei dati.

Anche se scrivi "viola la licenza che ESRI ha imposto sui dati", mi
sembra che quello che esri (che non mi piace) mi vuole vendere, rimane
un servizio.
Mi sembra quindi che stai parlando di servizi e non di dati.
Due concetti diversi, tant'e' che due licenze share a like usati per i
dati, su questo, si dividino.
Parlo di CC-BY-SA e ODbL.
La prima non ti protegge il diritto sui generis (e quindi se ho
modificato/arricchito i dati, comunque non sono obbligato a restituirli)
ma ti protegge le opere derivate, la seconda, invece, ti protegge il
diritto sui generis, ma nelle opere derivate, ti vincola solo a
dichiarare che stai usando quei dati.
Ammetto che e' vero quello che dici, ma nel libero mercato ci deve
essere spazio per tutti.
Il software libero non si e' mai posto di mettere il vincolo anche sui
dati e contenuti che produce.

> Esempio 2: una grossa amministrazione pubblica mette su un webGIS, basato su Google
> Maps, non ascoltando le mie indicazioni (scopre poi, una volta online, che nel suo
> caso e' richiesto un pagamento significativo). Piu' dati liberi ma non ereditari si
> mettono in giro, piu' il servizio di Google diventa attraente, e ipercompetitivo,
> mettendo fuori mercato soluzioni alternative.

Su caso specifico di Google Maps si apre una questione completamente
diversa: può una amministrazione pubblica mostrare informazione che fa
discriminazione su attività commerciali (o non) presenti sul territorio?
Sposto leggermente l'asse da Google Maps a Youtube, in quanto il
concetto non cambia se non nei mezzi.
Il comune X mostra un video su youtube con un comunicato ai cittadini.
Il video e' su youtube e, pertanto, oltre al comunicato, arrivano banner
o video pubblicitari.
Ergo, anche se Google Maps fosse meglio, comunque mi offre un servizio
che una PA non dovrebbe usare.

> Si possono fare altri esempi, anche fuori dell'ambito geografico, ma credo che la
> questione sia chiara.
> Chi dice che tutti possono fare le stesse cose di Google o ESRI, o e' un ingenuo, o
> e' in malafede: pensate davvero che ci sia una piccola o media impresa italiana che
> possa mettere su una server farm anche lontanissimamente paragonabile a quella di
> Google? O che abbia risorse da investire quanto quelle dei monopolisti del settore
> geografico? Suvvia!

Concordo e non concordo.
A parte che Google, prima di essere Google, era una startup (ergo una
PMI), penso che una pmi che deve cominciare a presentarsi sul mercato
dovrebbe avere, quantomeno dal pubblico, la possibilità di partire nella
maniera più agevole possibile.
Rimane poi il fatto che una grande azienda sarà difficilmente specifica
su un area precisa di territorio.
E i dati, di qualsiasi natura, nella maggior parte dei casi descrivono
un territorio.

> Piu' un generale: qual e' il vantaggio di consentire la privatizzazione?
> Secondo me chi la sostiene fa, consapevolmente o meno, gli interessi delle grandi
> aziende del settore, e non quelli del popolo italiano. E neppure delle aziende italiane.

penso di essere consapevole di quello che dico e non penso ne di fare
gli interessi delle grandi aziende del settore e nemmeno un danno
all'Italia.
Devo forse supporre che tutte le nazioni che stanno aprendo dati facendo
uso di licenze liberali stanno facendo del male?

La cosa che mi sorprende  e' che questa argomentazione, su questa ML,
c'e' da anni, e negli ultimi 3 anni e' stato anche riportato piu' volta
cosa si intenda per open data, scrivendo sul wiki e su documenti che
dovevano poi diventare riferimenti (esattamente come l'idea di "Chi e'
Giancarlo")
Questa volta ne e' uscito un dibattito acceso che, mi auguro, portera'
ad una visione condivisa.


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Re: Economia dell'Informazione [era: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi]

a.furieri
In reply to this post by Francesco P. Lovergine
On Thu, 4 Apr 2013 11:39:57 +0200, Francesco P. Lovergine wrote:

> Concordo in toto. Personalmente mi sento di collaborare alla
> produzione
> di un dato - come di un software - quando so che esiste una
> condivisione
> paritaria. Per lo stesso motivo per cui apprezzo GPL rispetto a
> BSD/MIT/X
> ritengo che i dati debbano essere liberi e non aperti. Ed è lo stesso
> motivo per cui apprezzerei maggiormente licenze 'virali' per progetti
> crowdsourcing come lo stesso OSM. Che invece - se capisco e ricordo
> bene -
> è esposto al rischio della non paritarietà: posso prendere quei dati,
> integrarli/modificarli e usarli senza restituire niente alla
> comunità.
> Sbaglio?
>

no, non mi pare che sbagli, anzi hai decisamente ragione.

ma vale per i dati che vengono prodotti da una community che si e'
dotata di una infrastrutture "pensata apposta" proprio per consentire
l'interazione di numerosi utenti, rendendo semplice e facile l'editing
da parte di molti soggetti autonomi.

e' il meccanismo tipico p.es. di Wikipedia, e pure di OSM: chiaro che
in questi casi una clausola "virale" di tipo ShareAlike e' piu' che
opportuna, visto che l'intero progetto sta in piedi proprio grazie alla
collaborazione e condivisione tra molti soggetti.

completamente diverso e' il caso delle PA, in cui ben difficilmente
possiamo dire che esistono progetti collaborativi e cooperativi; di
fatto esiste un unico "produttore" (che per inciso, e' chiamato a
rispondere ufficialmente dell'attendibilita' del dato).
ergo, non ha molto senso pratico imporre clausole ShareAlike in questi
contesti, visto che non producono ritorni utili.

e quindi, come gia' ricordava Napo, la tendenza prevalente e' quella
di adottare licenze CC-BY ed al limite anche CC-0 (public domain),
visto
che sono quelle "piu' economiche" per l'Ente.
nel senso che non generano nessun ulteriore costo indotto, se non
quello
marginale richiesto per mettere in piedi l'infrastruttura di
pubblicazione
dei dati; e per inciso, l'Ente potrebbe anche legittimamente richiedere
il
pagamento di un "ragionevole corrispottetivo" da parte dei fruitori dei
servizi di pubblicazione.

del resto, non sono certo novita'; sono precise posizioni "ufficiali"
dell'associazione, frutto di un'elaborazione collettiva che vide la
vivace partecipazione di molti Soci, e che vennero a suo tempo
formalizzate
nel documento di Bologna [1]

ciao Sandro

[1] http://www.gfoss.it/drupal/opendata




--
Il messaggio e' stato analizzato alla ricerca di virus o
contenuti pericolosi da MailScanner, ed e'
risultato non infetto.

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Re: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi

a.furieri
In reply to this post by Andrea Peri
On Thu, 4 Apr 2013 09:25:34 +0200, Andrea Peri wrote:

> Spiegami questo dettaglio:
>
> I qui ci leggo che i datsets Landsat 7 sono gratuiti.
>
> Non sono cosi' esperto, ma questo implica forse che essendo gratutiti
> uno puo' riprenderseli e rivenderli a sua volta dopo averli
> migliorati
> con qualche metodica, facendoli pagare a come se fossero un dataset
> nuovo di zecca e quindi a costo pieno come se avesse spedito lui i
> satelliti in orbita ?
>

si, e' proprio esattamente cosi'.
vedi p.es. il dataset TrueMarble rilasciato da Unearthed Outdoors, che
e' semplicemente una rielaborazione "artificiale" basata su un collage
di moltissime foto Landsat.

l'ovvio valore aggiunto in questo caso consiste in:
- ricalibrazione dei colori per ottenere un "effetto naturale" e
   condizioni di luce costanti
- riproiettazione delle coordinate nel sistema WGS84
- ma soprattutto: accurata minimazzazione della copertura nuvolosa.

come puoi vedere, le versioni a bassa risoluzione (fino a 250 m/pixel)
sono liberamente disponibili sotto licenza CC-BY [1]

se sei disposto a spendere, puoi ottenre una versione a piena
risoluzione
(15 m/pixel), che puo' arrivare a costarti anche ben 60mila dollaroni
[2]

ma TrueMarble non e' certo l'unico caso: esistono sul mercato, e da
svariati
anni, diversi altri datasets piu' o meno rielaborati su base Landsat,
ed in
genere sono tutti a pagamento (piu' o meno salato, dipende dai casi).
TrueMarble fa lodevolmente eccezione alla regola, perche' almeno ha
deciso
saggiamente di rilasciare liberamente le versioni a bassa risoluzione.

ciao Sandro

[1] http://www.unearthedoutdoors.net/global_data/true_marble/download
[2] http://www.unearthedoutdoors.net/global_data/true_marble/purchase

--
Il messaggio e' stato analizzato alla ricerca di virus o
contenuti pericolosi da MailScanner, ed e'
risultato non infetto.

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Re: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi

giohappy

Non sono cosi' esperto, ma questo implica forse che essendo gratutiti
uno puo' riprenderseli e rivenderli a sua volta dopo averli migliorati
con qualche metodica, facendoli pagare a come se fossero un dataset
nuovo di zecca e quindi a costo pieno come se avesse spedito lui i
satelliti in orbita ?


si, e' proprio esattamente cosi'.
vedi p.es. il dataset TrueMarble rilasciato da Unearthed Outdoors, che
e' semplicemente una rielaborazione "artificiale" basata su un collage
di moltissime foto Landsat.


Ecco, su questo non sarei d'accordo. Il costo del dato non dovrebbe essere pieno, ma limitato al lavoro di rielaborazione...

giovanni

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Re: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi

a.furieri
In reply to this post by Andrea Peri
On Thu, 4 Apr 2013 00:13:05 +0200, Andrea Peri wrote:
> E aggiungo un dettaglio per niente trascurabile.
>  Partendo da un principio di cui sono profondamente convinto:
> Anche nei dati geografici il time-to-market è un parametro
> essenziale.
>

trovo questa considerazione di Adrea decisamente opportuna; e ci
consente sicuramente di approfondire meglio alcuni aspetti che
generalmente vengono fraintesi e che possono generare numerosi
equivoci. (vedi sotto)


On Thu, 04 Apr 2013 02:17:46 +0200, aperi2007 wrote:

> Forse qualche vecchio pacchetto di dati ormai degno della soffitta .
> IO sapevo che l'ordnance survey li fa pagare eccome i suoi dati.
>
> http://www.shop.ordnancesurveyleisure.co.uk/
>
> Io qui ci vedo un bel sistema di accounting per pagare quello che si
> compra...
>
> Quello che ti fanno fare gratuitamente, è stampare come gia' molti in
> Italia qualche mappa via internet.
> Ma se vuoi i dati vettoriali e li vuoi con licenza che ti consenta di
> rivenderli devi aprire ben bene i cordoni della borsa.
>
> E anche alla usgs.gov qualcosa di gratuito te lo danno pure,
> http://www.usgs.gov/pubprod/
> come la ustopo,
> Ma ci sta anche roba a pago.
> In questa fawq parlno di roba acquistabile...
> http://ask.usgs.gov/prices/faqs_prices_usgs_products.html
>
> Certo si parla di mappe stampate , ma ci sono anche CD di dati e poca
> roba scaricabile.
>
> Molta roba non è disponibile .
> :)
>

si, e' proprio esattamente cosi'.
c'e' un'apparente contraddizione (ci torneremo sopra piu' avanti):
nelle altre nazioni e' praticamente scontato trovare numerosi datasets
geografici messi liberamente a disposizione come open data.
questo pero' non sempre significa necessariamente "dati freschi" e/o
"dati ad altissima risoluzione".

molto spesso si tratta di vecchie carte topografiche scannerizzate
degli anni '70; in altri casi si tratta di rilievi a media scala
(p.es. il mitico TIGER dell'US Census Bureau) con infiniti dati
su tutti i confini amministrativi (fino al livello di sezione
elettorale),
strade, ferrovie, stazioni, ponti, fiumi, uso del suolo, aeroporti etc.
curioso: ci trovate anche le coordinate esatte dei silos di lancio dei
missili balistici nucleari e di tutte le basi dell'US Army, US Navy
ed US Air Force (correttemente: dopo tutto sono enti pubblici pagati
con le tasse dei contribuenti, che hanno diritto a sapere) :-)

ma quasi in nessun caso si tratta di quel che qua in Italia intendiamo
come una CTR; onestamente, non mi e' mai capitato di trovare materiali
open data a livello di dettaglio spinto: e' tutta roba ottima per le
scale medie, ma sicuramente carente sul dettaglio fine; ben
difficilmente
si arriva a vedere p.es. il singolo edificio, al massimo sono
rappresentate
le aree urbanizzate.

piu' o meno le stesse considerazioni valgono anche i vari datasets
satellitari
rilasciati da USGS e NASA:
- sono matriali a bassa risoluzione (SRTM, Landsat): OrbView e' ad alta
   risuluzione, ma ha una distribuzione discontinua "a macchie di
leopardo"
- in ogni caso si tratta di materiali relativamente "stagionati",
vecchi in
   alcuni casi di decenni: anche i piu' recenti sorvoli Landsat vengono
sempre
   pubblicati con qualche settimana di ritardo, non sono mai "real time"


On Thu, 04 Apr 2013 02:17:46 +0200, aperi2007 wrote:
> Forse qualche vecchio pacchetto di dati ormai degno della soffitta .
>

dipende tutto dall'uso che intendi farne:
- se vuoi progettare una casa o un ponte, materiali vecchi di un solo
   anno sono probabilmente poco utili.
- per scopi militari / protezione civile, gia' materiali vecchi di
pochi
   giorni (ore ??) sono presumibilmente del tutto inutili
- se invece vuoi realizzare un sistema informativo per la mobilita' ed
   i trasporti pubblici un grafo stradale vecchio di qualche annetto
potrebbe
   comunque rivelarsi ragionevolmente adeguato; per le reti ferroviare
potrebbe
   anche andare bene un grafo vecchio di decenni; come DEM di sfondo
potresti
   tranquillamente metterci sotto roba vecchia di venti anni e passa,
nessuno
   noterebbe mai la differenza rispetto ad un rilievo del terreno fatto
oggi.
- se devi calcolare un modello idrografico regionale dell'intero bacino
del
   Po immagino che anche usare punti quota rilevati svariati decenni or
sono
   non faccia poi grande differenza (mi perdonino Madi, Markus ed
Antonello
   se dico qualche fesseria) :-)
- se sei un archeologo oppure uno storico (ma pure un paesaggista o un
   pianificatore ambientale) trovare mappe vecchie di cinquanta o anche
   cento anni e' una vera benedizione del cielo.

conclusione: non possiamo dare per scontato che i GeoOpenData devono
necessariamente servire solo ed esclusivamente nei classici ambiti
di utilizzo del GIS (all'osso: urbanistica, lavori pubblici, geologia).
certo, e' indubbio che in questi ambiti professionali specifici il
time-to-market e' un paramento assolutamente critico, cosi' come
l'elevata risoluzione e la totale accuratezza dei rilievi.

ma esistono anche infiniti altri ambiti applicativi (turismo, beni
culturali,
escursionismo, mobilita', trasporti, sanita', servizi sociali,
ambiente,
geomarketing ...) in cui i supporti geografici possono essere comunque
di enorme utilita', e possono anche mettere in moto un indotto
economico
per nulla trascurabile.
ed in tutti questi casi non sempre e' detto che un livello di
aggiornamento
ultra-recente ed un livello di dettaglio molto spinto sia sempre
necessario.

parrebbe che piu' o meno che tutte le principali esperienze che ci
arrivano
dall'estero si muovono esattamente lungo queste queste direttrici:
rilascio
generoso di dati liberi, con pochi o nessun vincolo, ma spesso si
tratta di
materiali un po' "stagionati" e molto raramente ad elevata risuluzione.

bicchiere mezzo pieno o bicchiere mezzo vuoto ?
... dipende ovviamente dai punti di vista (e da cosa ci vuoi/devi
fare);
quel che invece e' certo e' che troppo spesso in Italia la soluzione e'
ancora quella del "bicchiere completamente vuoto" (salvo lodevoli
eccezioni
in rapido aumento, ma non ancora universalmente adottate)

ciao Sandro


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Il messaggio e' stato analizzato alla ricerca di virus o
contenuti pericolosi da MailScanner, ed e'
risultato non infetto.

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Re: Economia dell'Informazione [era: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi]

pcav
In reply to this post by a.furieri
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Il 04/04/2013 12:36, [hidden email] ha scritto:

> completamente diverso e' il caso delle PA, in cui ben difficilmente
> possiamo dire che esistono progetti collaborativi e cooperativi; di
> fatto esiste un unico "produttore" (che per inciso, e' chiamato a
> rispondere ufficialmente dell'attendibilita' del dato).
> ergo, non ha molto senso pratico imporre clausole ShareAlike in questi
> contesti, visto che non producono ritorni utili.

questo e' stato smentito da quello che considero forse l'approccio piu' innovativo e
avanzato:
http://lists.gfoss.it/pipermail/gfoss/2013-March/026479.html

non capisco bene questa discussione; a senso, dovremmo essere tutti dalla parte della
massima liberalizzazione. Come mai qualcuno invece difende la privatizzazione?
Scusate se ripeto la mia domanda precedente, ma cui prodest? Al cittadino? Alle
piccole aziende? A me pare che se ne possano avvantaggiare solo i grandi, e
soprattutto chi opera in ambito di quasi monopolio.
Saluti

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Paolo Cavallini - Faunalia
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Re: Economia dell'Informazione [era: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi]

giohappy
Chicago rilascia i dati con licenza MIT. Non credo sia la più appropriata per un dataset, comunque si avvicina più ad una CC-BY che non ad una CC-BY-SA.

Io Paolo continuo invece a non capire perché, se uno applica un algoritmo, sviluppato con tanto lavoro, per generalizzare magnificamente un grafo stradale (in origine pubblico), debba essere costretto a rilasciare il dato generalizzato allo stesso modo del dato originale. A me sembrerebbe giusto poter distribuire come ritengo più opportuno quel dato elaborato, e farlo pagare per il costo del lavoro che mi è servito ad applicare (e realizzare) l'algoritmo. Non sto facendo favoritismi, sto solo sostenendo la giusta ricompensa per il lavoro originale fatto.

giovanni


Il giorno 04 aprile 2013 14:08, Paolo Cavallini <[hidden email]> ha scritto:
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Il 04/04/2013 12:36, [hidden email] ha scritto:

> completamente diverso e' il caso delle PA, in cui ben difficilmente
> possiamo dire che esistono progetti collaborativi e cooperativi; di
> fatto esiste un unico "produttore" (che per inciso, e' chiamato a
> rispondere ufficialmente dell'attendibilita' del dato).
> ergo, non ha molto senso pratico imporre clausole ShareAlike in questi
> contesti, visto che non producono ritorni utili.

questo e' stato smentito da quello che considero forse l'approccio piu' innovativo e
avanzato:
http://lists.gfoss.it/pipermail/gfoss/2013-March/026479.html

non capisco bene questa discussione; a senso, dovremmo essere tutti dalla parte della
massima liberalizzazione. Come mai qualcuno invece difende la privatizzazione?
Scusate se ripeto la mia domanda precedente, ma cui prodest? Al cittadino? Alle
piccole aziende? A me pare che se ne possano avvantaggiare solo i grandi, e
soprattutto chi opera in ambito di quasi monopolio.
Saluti

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Re: Economia dell'Informazione [era: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi]

pcav
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Il 04/04/2013 14:16, G. Allegri ha scritto:

> Io Paolo continuo invece a non capire perché, se uno applica un algoritmo, sviluppato
> con tanto lavoro, per generalizzare magnificamente un grafo stradale (in origine
> pubblico), debba essere costretto a rilasciare il dato generalizzato allo stesso modo
> del dato originale. A me sembrerebbe giusto poter distribuire come ritengo più
> opportuno quel dato elaborato, e farlo pagare per il costo del lavoro che mi è
> servito ad applicare (e realizzare) l'algoritmo. Non sto facendo favoritismi, sto
> solo sostenendo la giusta ricompensa per il lavoro originale fatto.

ti ha gia' risposto Andrea: perche' stai usando una cosa che ti arriva gratis, ed e'
equo che tu restituisca. E' esattamente come con i programmi: ci sono dei buontemponi
che mi dicono "eh, ma non e' mica giusto che io sia costretto a regalare il frutto
del mio lavoro" quando il loro lavoro e' usare le librerie di qgis, metterci una
ventina di righe di codice, e fare un plugin. questo mi ricorda il cosiddetto
"comunismo delle biciclette": va bene condividere il tuo, ma quello che e' mio e' mio.
quanto a far pagare: guarda che nel commercio non si fa pagare il lavoro, ma il
valore: anche se il tuo lavoro e' una porzione infinitesima del prodotto totale, lo
puo vendere lo stesso ad un prezzo molto alto.
In ogni caso, insisto: qualcuno qui pensa di guadagnarci, come cittadino o come
impresa, dalla mancanza di ereditarieta'? Io personalmente sono convinto di
rimetterci, da entrambe i punti di vista, e sono contrario.
Saluti.
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Re: Economia dell'Informazione [era: Chi è Giancarlo? Un ideario sui dati geografici liberi]

giohappy

ti ha gia' risposto Andrea: perche' stai usando una cosa che ti arriva gratis, ed e'
equo che tu restituisca. E' esattamente come con i programmi: ci sono dei buontemponi
che mi dicono "eh, ma non e' mica giusto che io sia costretto a regalare il frutto
del mio lavoro" quando il loro lavoro e' usare le librerie di qgis, metterci una
ventina di righe di codice, e fare un plugin. questo mi ricorda il cosiddetto
"comunismo delle biciclette": va bene condividere il tuo, ma quello che e' mio e' mio.
quanto a far pagare: guarda che nel commercio non si fa pagare il lavoro, ma il
valore: anche se il tuo lavoro e' una porzione infinitesima del prodotto totale, lo
puo vendere lo stesso ad un prezzo molto alto.

Su questo potremmo parlare per giornate intere, tanto non arriveremo a pensarla allo stesso modo :)
Il valore sarò proporzionato al lavoro che mi è stato necessario mettere in atto per generarlo, il che può contemplare anche la competenza, la specializzazione, ecc.
Se il valore del dato originale fosse 1000 e ritengo che il valore della generalizzazione sia 1, ritengo giusto vendere quel dato, bello pulito e dritto, al costo di 1.
Mi dirai che il dato ripulito hai in sé anche il valore 1000 del dato originale. Certo, ma quello resta comunque a disposizione di tutti, mica lo rubo o lo rivendo!
 
In ogni caso, insisto: qualcuno qui pensa di guadagnarci, come cittadino o come
impresa, dalla mancanza di ereditarieta'? Io personalmente sono convinto di
rimetterci, da entrambe i punti di vista, e sono contrario.

Perché ci rimetti? Io vendendo il dato ripulito che danni faccio rispetto allo stato iniziale, ovvero del dato originale pubblicamente disponibile?
Sto difendendo entrambi gli interessi: quelli del cittadino, di non vedere un privato lucrare sul dato originale di per sé, e di poter disporre delle stesse potenzialità di impiego; quelli di chi vuole sviluppare un business su quel dato, e tutelarne la creatività.

giovanni
 
Saluti.
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